Viaggio nella nostra pallavolo: intervista ad Andrea Barbieri.........

Viaggio nella nostra pallavolo: intervista ad Andrea Barbieri.........



Dato che al momento continuiamo a non poterci muovere da casa, vi proponiamo un appassionante viaggio virtuale nel mondo della pallavolo maschile pratese, e non solo, in compagnia dell'allenatore Andrea Barbieri, tecnico del Volley Prato.


Da quanto tempo è iniziata la tua carriera da allenatore?
Ho iniziato poco più di 10 anni fa con il ruolo di secondo allenatore, nel Volley Prato.
 
Qual è la partita o l'episodio che hai vissuto come allenatore che ricordi con più emozione?
Ce ne sono tanti fortunatamente, ma se ne devo scegliere uno è indubbiamente la Finale Nazionale Under 13 quando ci siamo laureati campioni d’Italia. È strano come funzionano la memoria e le emozioni, nel periodo immediatamente successivo tutti i ricordi erano offuscati, ma più passa il tempo e più ogni momento dell’intera giornata si fa più vivido. A distanza di quasi 4 anni ricordo quasi ogni pallone della partita. Ricordo la notte precedente alla finale, e ricordo quasi tutto ciò che dissi prima e durante la partita. Sicuramente quelle ore sono indelebili per me.


Che ruolo ha la pallavolo nel panorama provinciale dell'offerta sportiva nel settore maschile?
Parlando del nostro sport, posso definire Prato un' “oasi felice”. Rispetto a molte altre realtà sia territoriali che regionali, noi non abbiamo quasi mai avuto problemi di reclutamento; questo dovuto all’importante lavoro che il CGFS svolge sul territorio. Poter contare sempre su gruppi completi e raggiungere una platea numerosa ci facilità molto il lavoro.


L'affiatamento del team è alla base della pallavolo. Quanto è importante il lavoro di squadra e il coordinamento anche fra colleghi all'interno dello staff tecnico? Fra le diverse formazioni giovanili della società c'è molto scambio e fluidità in verticale? I ragazzi hanno la possibilità di fare esperienza nelle categorie superiori?
I ragazzi delle varie squadre sono in stretto contatto gli uni con gli altri, ci sono ogni giorno passaggi di giocatori da un gruppo all’altro per fare allenamento. Questo modo di lavorare,
introdotto qualche anno fa dal nostro direttore tecnico, Mirko Novelli, ci ha dato molti vantaggi sia da un punto di vista del risultato, perché ci ha permesso di formare atleti più completi e competitivi, sia da un punto di vista di “unità e uniformità” di intenti fra tutte le squadre.
Così facendo i ragazzi all’interno della società si conoscono tutti e un buon risultato di una squadra è motivo di contentezza per tutti.
Detto questo il coordinamento tra tutti i membri dello staff è essenziale, proprio per questo passaggio di atleti da un gruppo all’altro, la programmazione e il modo di lavorare devono essere uniformi per tutti.


Volley Prato ma non solo. Da qualche anno lavori con le selezioni territoriali e regionali. E' un lavoro molto diverso
rispetto a quello che svolgi con le squadre in società? E' difficile creare affiatamento fra ragazzi che provengono da società ed esperienze differenti?
Il lavoro con le selezioni è molto diverso, essere selezionatore ed allenatore trovo che siano molto differenti. L’allenatore ha una funzione di “insegnante”, e si ha tutto il tempo, annate, per insegnare ciò che dobbiamo. Mentre il selezionatore ha il compito di valorizzare e qualificare i migliori talenti del territorio o della regione. Non si ha il tempo per insegnare troppe cose, ma si deve valorizzare quelle che sono le qualità dei ragazzi
che ci arrivano nel miglior modo possibile, attraverso il gioco.


Venendo al presente che stiamo vivendo adesso, qual è stata la cosa per te più difficile al momento dello stop?
Sicuramente i cambiamenti non sono mai facili, e la cosa più difficile è stata trovare un nuovo modo di relazionarsi ai ragazzi e di proseguire l’attività. Credo che dare un senso di continuità a tutti del lavoro fatto fino al momento dello stop sia importante, e trovare sempre modi e stimoli nuovi per farlo non è mai facile.


Se dovessi indicarne solo tre, quali sono le cose che in questa quarantena ti mancano di più del tuo lavoro?
Più di tutto ci metto i ragazzi, le squadre, loro danno un senso a tutti i nostri sforzi e non possono che essere il primo pensiero.
Poi direi la routine, non lo avrei mai detto ma manca ormai quello che facevo automaticamente. La routine dava anche un senso di continuità al lavoro e non è stato facile rinunciarci.
Infine ci metto le partite, sono un agonista, sono competitivo per natura e i periodi senza gare mi lasciano sempre un senso di vuoto.


Come staff tecnico Volley Prato, vi siete attivati subito pensando e realizzando tante attività per i ragazzi e con i ragazzi, mediati dalla tecnologia. Come hanno risposto gli atleti e come stanno
vivendo a tuo modo di vedere questa esperienza di allenamento e di collettivo a distanza?
I ragazzi hanno risposto molto bene, si sono fatti subito trovare pronti, ovviamente più il tempo passa più si fa dura anche per loro. Queste nuove abitudini credo che per loro abbiano senso quando vedono all’orizzonte l’obiettivo del ripartire con gli allenamenti.
In questo momento siamo nel periodo più difficile, è passato il primo mese, mese nel quale ancora la situazione non era moralmente pesante; adesso si fa più difficile anche per i ragazzi, subentra la noia, e spero si possa raggiungere il prima possibile l’obiettivo di rivedersi di persona.



Come vedi il futuro prossimo? Cosa potrebbe cambiare nell'immediato nel modo di praticare lo sport indoor?
Sinceramente non posso azzardare una risposta a questa domanda. Le modalità con le quale potremmo riprendere l’attività sportiva sono ancora un’incognita, ma spero che gli organi competenti elaborino un piano e delle norme di sicurezza per poter riprendere il prima possibile.


Propositi per l'immediato futuro e un augurio per i tuoi ragazzi?
Nell’immediato mi pongo l’obiettivo di continuare con tutte le attività che sto seguendo e cercherò di proporne sempre di nuove. Sperando in un ritorno alla pallavolo sul campo il prima possibile.
Ai ragazzi auguro sinceramente di non perdere entusiasmo, ripeto spesso che per le nuove generazioni il vero talento è la “voglia di fare” e auguro loro di averne da vendere di questo talento.

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